Nella suggestiva zona del Canavese, si aprono le porte di un passato millenario. Numerosi ritrovamenti archeologici ci rivelano tracce del periodo neolitico, in cui i primi colonizzatori agricoli giunsero nell’anfiteatro morenico di Ivrea. Questo territorio, così diverso da quello attuale, si presentava come un ambiente unico dopo la fine dell’ultima glaciazione, circa 12.000 anni fa. Le montagne erano l’unico rifugio, con un ecosistema simile alla tundra sub-artica, che offriva un habitat ideale per gli ungulati come camosci e stambecchi. Nel corso dei secoli, il clima oscillò tra periodi di calore e di freddo, influenzando la crescita e la distribuzione della vegetazione. Diagrammi pollinici testimoniano una forte crescita delle specie arboree durante la fase climatica Atlantica, caratterizzata da temperature più calde e umide rispetto a oggi. Querce, frassini, olmi, carpini, tigli e pioppi dominavano la pianura, mentre faggete e pini si estendevano sulle montagne. Una lussureggiante foresta attraversata da fiumi e torrenti faceva da cornice a numerosi specchi d’acqua, testimoniata da spore di felci e altre entità indicatrici di un ambiente umido.
Il popolamento umano si consolidò durante l’età del bronzo, con importanti reperti ritrovati nei pressi dei bacini lacustri ancora esistenti o trasformati in torbiere. I villaggi palafitticoli di Viverone e Bertignano ci offrono una preziosa finestra sul passato, arricchita anche dal ritrovamento di antiche piroghe. Altri siti rivelano reperti neolitici, come i rilievi del castello di San Martino, Santa Maria di Doblazio, Panier a Pont Canavese, Boira Fusca e Navetta a Salto, Monte Cordolo a Fiorano e la collina castellamontese di Filia. Oltre ai siti in altura, alcune zone perilacustri come Montalto Dora e Viverone rivestono grande importanza archeologica. I terreni fertili delle terrazze favorirono l’insediamento umano e le prime pratiche di taglia e brucia per creare radure, aprendo la strada alla domesticazione dei cereali. In queste terre alte, la presenza di boschi e la collocazione altimetrica favorirono anche la caccia e l’allevamento di ovocaprini.
Boira Fusca
Boira Fusca è una grotta situata nel territorio di Cuorgnè, nella frazione di Salto, in direzione di Pont Canavese, e fa parte di un’area archeologica che include anche la grotta di Boira Cèra. Negli anni ’70, la grotta di Boira Fusca ha rivelato importanti resti preistorici, che spaziano dal Paleolitico inferiore all’età del bronzo, offrendo un prezioso sguardo sulla presenza umana in queste terre attraverso i millenni.
Nel livello inferiore della grotta sono state scoperte numerose sepolture del Calcolitico, mentre lo strato neolitico ha restituito una ricca varietà di utensili in pietra come quarzite, selce, opale e cristallo di rocca. Sono stati ritrovati anche oggetti in ceramica risalenti al Neolitico antico (V millennio a.C.) e altri manufatti riconducibili alla cultura del vaso a bocca quadrata padano nella sua fase media (IV millennio a.C.).
Tra i reperti più interessanti si trovano frammenti di lame a ritocco erto, una punta a dorso a spalla e un paio di punteruoli, che risalgono al neolitico antico della ceramica impressa ligure. Sono stati rinvenuti anche due frammenti di ceramica rossastra che sembrano appartenere a questo stesso orizzonte culturale. È importante sottolineare che la datazione dei frammenti ceramici privi di decorazione rappresenta sempre una sfida per gli studiosi.
la famosa grotta dei Boira Fusca, a Cuorgne’ Canavese
Sito palafittico di Viverone e del Lago Pistono:
Il Sito Palafittico di Viverone è un’affascinante testimonianza del passato, un’immersione nelle antiche civiltà che hanno popolato la regione. Situato sulle rive del suggestivo Lago di Viverone, in Piemonte, questo sito archeologico è un vero e proprio tesoro nascosto.
Le palafitte, abitazioni costruite su palafitte di legno, risalgono all‘Età del Bronzo e all’Età del Ferro, e sono state scoperte durante scavi archeologici. Oggi, questo sito è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, grazie alla sua importanza storica e culturale.
Le palafitte, risalenti a oltre 3.000 anni fa, sono state accuratamente ricostruite per consentire ai visitatori di comprendere come vivevano gli antichi abitanti di quest’area.
Attraverso i sentieri pedonali e le piattaforme di osservazione, è possibile ammirare da vicino le palafitte e l’ambiente circostante. I reperti archeologici recuperati durante gli scavi sono esposti nei musei locali, offrendo un’ulteriore occasione per approfondire la conoscenza di questa affascinante civiltà.
Non solo a Viverone, ma anche sulle rive del Lago Pistono sono stati ritrovati resti di palafitte risalenti alla preistoria, e proprio li e’ sorto un bellissimo museo archeologico.
Altra importante testimonianza della preistoria in Canavese e’ certamente il sentiero anime:
Attraverso questo facile tragitto e’ possibile ammirare rocce con incisioni rupestri uniche nel loro genere, chiamate petroglifi cruciformi. Lungo il percorso, troverete pannelli illustrativi che mostrano le incisioni e indicano la posizione esatta delle rocce (che potrebbero non essere immediatamente visibili). In totale, sono state contate circa 12 rocce e 136 forme, tra coppelle, croci e figure antropomorfe.