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Rock Paradise A New Morning

Il nuovo mattino: ogni grande parete ha una grande storia. Questa è la nostra


Il “Nuovo Mattino” rappresenta un passo fondamentale per l’evoluzione dell’alpinismo in Europa, e traghetta la visione da un alpinismo “Nazionalista”, caratterizzato dalla “conquista della vetta ad ogni costo”, ad un approccio più libero, leggero, giocoso, basato sulla ricerca della liberta’, rifiutando la cultura alpinistica della “vetta a tutti i costi”, dei rifugi, degli scarponi, del CAI, delle guide, e deprecando lo sfruttamento ambientale delle montagne. La Valle Orco è stato il teatro di tutto questo, e il “Nuovo Mattino” e’ l’ispirazione del nostro progetto.

All’inizio degli anni Settanta le montagne tra Torino e il Gran Paradiso iniziano ad essere popolate da strani personaggi, lontani anni luce dalle figure tradizionali dell’alpinismo classico. Questi nuovi scalatori negano l’eroico mito dell’alpinismo classico che coinvolge il rituale della vetta a tutti i costi. Cominciarono a mettere in discussione e contestare i metodi e gli obiettivi dell’alpinismo classico, e a sostituirlo con una nuova idea di conquista, fuori dagli “schemi tradizionali”, dalle tecniche e dalle metodologie consolidate. Nel piccolo mondo dell’alpinismo che era una frattura epocale che porta alla nascita di un vero movimento ribelle, il Nuovo Mattino (dal titolo di un articolo di Gian Piero Motti sulla Rivista della Montagna .), radicato nei riferimenti culturali che derivano dal 1968.

Lo guida lo scrittore / alpinista torinese Gian Piero Motti, un giovane colto e brillante, eccellente scalatore e autore di articoli forti. Rifiutano l’atteggiamento generale del mondo alpino e lo sostituiscono con jeans e maglietta. Aprono percorsi con nomi simbolici: ” Itaca nel Sole“, “Il Lungo Cammino dei Comanches“, “La Via della Rivoluzione” . Ispirati al mito dell’arrampicata californiana , trovano splendidi muri gneiss a pochi minuti dalla strada della Valle Orco e fantasiosamente li chiamano Caporal e Sergent , in risposta al leggendario Capitan della Yosemite Valley.

L’idea principale del movimento era la scoperta della libertà, il gusto della trasgressione, il rifiuto a tutti i costi della cultura alpina della vetta e il rispetto della natura attraverso una visione più sostenibile dell’alpinismo.

C’era il rifiuto di ridurre la montagna (e la natura in generale) a uno ostacolo da superare, e allo stesso tempo di mantenere l’uomo al centro della natura. Utilizzando metodi specifici di allenamento fisico e mentale, innovazioni tecniche spesso importate dagli Stati Uniti (i primi pionieri dell’arrampicata libera, che hanno affrontato in quegli anni la parete del Capitan sullo Yosemite, in California, fino ad allora considerata impossibile da scalare), è diventato possibile superare difficoltà che all’epoca sembravano insormontabili: era il periodo in cui le scarpe con la suola liscia cominciavano ad essere utilizzate al posto degli scarponi, i tempi in cui si gettavano le basi dell’arrampicata libera.

Dopo gli anni settanta e ottanta il Nuovo Mattino scomparirà con le sue contraddizioni, lasciando solo ciò che potra’ essere consumato e ammassato nell’innovazione. Ci fu la transizione dall’utopia di Nuovo Mattino alla materialità delle esibizioni sportive.

«..  sarei molto felice se su queste pareti potesse evolversi sempre maggiormente quella nuova dimensione dell’alpinismo spogliata di eroismo e di gloriuzza da regime, impostato invece su una serena accettazione dei propri limiti, in un’atmosfera gioiosa, con l’intento di trarne, come in un gioco, il massimo piacere possibile da un’attività che finora pareva essere caratterizzata dalla negazione del piacere a favore della sofferenza.. »

Gian Piero Motti. 1946/1983

Questo gruppo di alpinisti era composto da Gian Piero Motti, Gian Carlo Grassi, Danilo Galante, Roberto Bonelli, Andrea Gobetti, Mike Kosterlitz, Ugo Manera e altri .

La Valle dell’Orco era il teatro principale del movimento del Nuovo Mattino. Il luogo ideale per aprire nuove vie ed esprimere il loro contrasto con la cultura generale dell’alpinismo.

“Era incredibile, semplicemente incredibile. C’era quella succes­sione continua di pareti di grani­to, una più bella e più grande dell‘altra, dove era ancora tutto da fare, tutto. Era come scoprire una Yosemite dietro la porta di casa. Per me, abituato alle piccole pa­reti del Galles e del Derbyshire, sfruttate fino all’ultimo appiglio, era un paradiso in terra. C’era più roccia vergine sul solo Caporal che in tutta Snowdonia. Dovevamo solo decidere dove andare, era assolutamente incredibile che ci fossero ancora posti così”.

Mike Kosterlitz